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Cassazione Civile n. 24051/2019: Onere della Prova nel Contesto dei Contratti di Conto Corrente

“Vicinanza della prova “ e rapporti bancari: Cass. Civ. nr. 24051 del 26.09.2019

La Cassazione Civile, con la pronuncia n. 24051/2019, ha introdotto un nuovo approccio all’onere della prova nei casi in cui il correntista contesta le condizioni applicate nel contratto di conto corrente, citando violazioni dell’art. 117 TUB o dell’art. 1346 c.c.

L’orientamento tradizionale, che imponeva al correntista di presentare il contratto di conto corrente in giudizio, è stato superato. L’art. 2697 c.c. disciplina l’onere della prova, ma va considerato insieme al principio di vicinanza della prova in tema di inadempimento, come affermato dalla Cassazione Civile – sez. unite – con la sentenza n. 13533 del 30/10/2001.

Nel contesto di azioni di accertamento negativo del credito promosse dal correntista, anche quando viene contestata la mancata sottoscrizione di un regolare contratto con la Banca e nonostante richieste infruttuose di una copia, il principio di vicinanza della prova è stato spesso ritenuto inapplicabile, come evidenziato dalla Cassazione Civile nella sentenza n. 17923/2016 e nella giurisprudenza di merito, come ad esempio nelle sentenze del Tribunale di Roma n. 383/2018 e n. 1818/2018.

La pronuncia della Cassazione Civile, nella sua prima sezione, stabilisce chiaramente: “Quanto alle singole clausole, se è vero che nelle azioni di accertamento negativo l’onere della prova spetta all’attore, per i fatti negativi (ad esempio, l’inesistenza di una convenzione scritta sugli interessi ultralegali e di una previsione contrattuale sufficientemente specifica sulle commissioni di massimo scoperto), si applica il principio di vicinanza o inerenza della prova, che sposta l’onere sul convenuto.” Questo principio è stato precedentemente teorizzato e applicato dalle Sezioni Unite nella sentenza n. 13533 del 30.10.2001 sulla prova dell’inadempimento.

Nel caso esaminato dalla Suprema Corte, la Corte d’appello ha ritenuto provata l’applicazione di tassi ultralegali sulla base degli estratti conto e della CTU, oltre all’ammissione della Banca riguardo all’applicazione di tassi di mercato. Tuttavia, per quanto riguarda la commissione di massimo scoperto, la Corte d’appello ha considerato provata la sua applicazione attraverso gli estratti conto prodotti dalla società e l’elaborazione del CTU.

L’Avv. Vannessa Pizzo ha elaborato questo articolo per evidenziare il cambiamento nell’onere della prova stabilito dalla sentenza Cassazione Civile n. 24051/2019 nel contesto dei contratti di conto corrente.